Cosa penserebbe Freud di... Rapunzel?
- Anthea
- 6 set 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 1 gen 2021

Cosa potremmo dire di Rapunzel? Considerando che è cresciuta rinchiusa in una torre, isolata dal resto del mondo, allevata da una madre adottiva iperprotettiva, sembra che la ragazza sia uscita anche piuttosto bene. Anzi, forse fin troppo bene. È strano che Rapunzel mostri pochi dei problemi derivanti dalla crescita in un contesto simile.
Gothel: un modello genitoriale da non imitare
Gothel è una madre apprensiva, iperprotettiva e incapace di dimostrare affetto per la figlia, se non con qualche frase di circostanza. È una maniaca del controllo e non accetta che la figlia abbia aspirazioni differenti dal futuro di reclusione che ha prospettato per lei.
Madre Gothel: Basta con quelle luci, Rapunzel! Tu rimarrai chiusa dentro questa torre tutta la vita!
Un sistema educativo di questo tipo si riflette sul bambino con incapacità di affermare una propria identità, sensazione di inadeguatezza nelle relazioni sociali, frustrazione, esplosioni di emotività, ansia costante e incapacità decisionale.
Eugene: Stai bene?
Rapunzel: Sono terrorizzata.
Eugene: Perché?
Rapunzel: Ho passato diciotto anni della mia vita guardando da una finestra e chiedendomi che cosa avrei provato vedendo quelle luci salire nel cielo. Ma... Se ora, niente di quello che ho sognato si avverasse?
Eugene: Si avvererà.
Rapunzel: E se anche fosse? Che farò poi?
Eugene: Be', è la parte migliore, direi. Vuol dire che ti cercherai un nuovo sogno.
Al di là della Torre
Ciò che salva Rapunzel è la sua curiosità nei confronti del mondo e di quelle luci misteriose che brillano in cielo una volta l’anno. La sua curiosità è tale da spingerla a uscire per la prima volta dalla torre per svelare quel mistero, anche se la sua scelta non è completamente priva di dubbi.
Rapunzel: Non posso credere di averlo fatto! Non posso credere di averlo fatto. Non posso credere di averlo fatto! Mamma sarebbe furiosa. Ma non fa niente, perché se non lo sa non soffrirà, giusto? Ma cosa ho fatto, questo potrebbe ucciderla. È troppo divertente! Sono una pessima figlia, torno indietro. Non tornerò più indietro! Sono un essere spregevole. Uh-uh, il giorno più bello di sempre!
Flynn: Lo sai, non riesco a fare a meno di notare che sembri leggermente in guerra con te stessa.
Un buon genitore
Quello di cui hanno bisogno i bambini è sostegno e calore. Un buon genitore non deve mai sostituirsi al proprio figlio, deve restare nelle retrovie permettendogli di fare le sue scelte, i suoi sbagli e intervenire solo in caso di vera necessità.
È davvero difficile perché per permettergli di diventare un adulto indipendente e sicuro di sé, tutto quello che si può fare è stare lì dietro in ansia a vederlo farsi strada con le proprie forze. Ma è sufficiente. Tutto quello di cui hanno bisogno i bambini è avere la sicurezza che i propri genitori sono lì ad osservarli e a credere in loro.
Solo così diventeranno adulti liberi e responsabili.
Curiosità
Mentre mi documentavo per questo articolo ho scoperto che c’è una sindrome che prende il nome di sindrome di Rapunzel. Non c’entra niente con la personalità del personaggio, per questo non è stata discussa nell'articolo (inoltre mi ha fatto anche un po’ ribrezzo), ma mi è sembrata curiosa quindi ve la accenno.
La sindrome di Rapunzel, anche nota come tricofagia, è la compulsione a mangiare i capelli. Questo causa dolori addominale, nausea, perdita di appetito, vomito, perdita di peso, sanguinamento o perforazione intestinale e nei casi più gravi, la massa di capelli si accumula con il cibo ingerito, fino ad arrivare a formare una palla che può provocare gravi conseguenze, tali da richiedere l’intervento chirurgico.
E io che mi lamento se al ristorante trovo un capello nel piatto…
Alla prossima seduta e buona lettura!
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