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Cosa penserebbe Freud di... Tiana?

  • Immagine del redattore: Anthea
    Anthea
  • 5 mag 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 7 set 2021

Si lavora per vivere o si vive per lavorare? Normalmente la risposta sarebbe scontata. Il lavoro in fondo è un’attività necessaria alla sopravvivenza tanto quanto lo era cacciare o coltivare per gli uomini primitivi.


Però non per tutti la risposta è così scontata. Ci sono persone che dedicano al lavoro tutta la loro vita, ogni week end, ogni spiraglio libero. Alcuni potrebbero lodare una così grande dedizione al lavoro, ma in realtà la dipendenza da lavoro è un disturbo ossessivo-compulsivo, definito dagli esperti come “workaholic” (letteralmente sindrome da ubriacatura da lavoro). Non è una scelta di vita, ma una vera e propria dipendenza che porta a mettere tutto il resto in secondo piano, famiglia, amicizia, salute, divertimenti.


Un po’ di storia


Fino a qualche decennio fa, chi oggi viene definito come “workaholic” era definito “stacanovista” in accezione positiva.

C’è stata però una chiara inversione di rotta all’inizio degli anni ’70. Come spesso accade è necessaria una tragedia per innescare un cambiamento.


Nel 1969 un lavoratore morì per il troppo lavoro e negli Stati Uniti, in Germania e in Giappone si è iniziato a studiare questo fenomeno, classificando lo stacanovismo come una patologia. Il termine workaholic, oggi in uso, è stato coniato negli Stati Uniti d’America proprio in quegli anni, precisamente nel 1971, dal medico - psicologo Wayne Edward Oates, usato nel libro Confessions of workaholics: the facts about work addiction.


Questi paesi sono stati i primi a prendere contromisure per questo disturbo, come ad esempio imporre il divieto ai lavoratori di rientrare nello stabilimento dopo aver timbrato l’uscita.

In Italia bisogna aspettare la metà degli anni ’90 per il riconoscimento del disturbo che, sebbene comporti autolesionismo, in molti casi non viene ancora riconosciuto o legittimato come problema patologico.


La principessa e il ranocchio


Tiana, la protagonista del film La principessa e il ranocchio (2009), è l’esempio perfetto di questa patologia. È indipendente e determinata, ma dedica tutta sé stessa al lavoro trascurando tutto il resto. Vuole realizzare il sogno del padre di avere un ristorante. Peccato che il padre voleva un luogo familiare in cui il cibo unisse le persone mentre Tiana immagina un locale extra lusso che la faccia sentire un gradino sopra tutti.


Un workaholic si riconosce principalmente per questi cinque atteggiamenti:


1. Tende a lavorare più a lungo dei colleghi. L’errore sta nel pensare che, in questo modo, ci sia un alto tasso di produttività. In realtà, molti studi hanno dimostrato che le pause, il tempo libero e la cura di sé contribuiscono a una maggiore produttività che si raggiunge in un minor numero di ore lavorative.


Tiana lavora tutto il giorno, ha più di un lavoro ed è convinta che tutto ciò che le serve per essere felice si possa ottenere lavorando di più.


Ogni sogno può avverarsi, credici anche tu
Continua a lavorare ed otterrai di più
Il lavoro è duro ma prima o poi potrai avere quel che vuoi

È vero che solo con il duro lavoro e l’impegno si può ottenere ciò che si desidera, ma bisogna sempre puntare a trovare il giusto equilibrio.


2. Non riesce a smettere di pensare al lavoro. Il workaholism non riguarda soltanto l'eccessivo tempo dedicato al lavoro ma anche l’incapacità di non pensare ad esso nei momenti di (apparente) inattività.


Non riuscire mai a staccare il cervello dal pensiero del lavoro alla lunga porta ad un logoramento mentale e fisico. Ogni tanto è importante vagare con la mente altrove.


3. Spesso non gode di ottima salute fisica. I dipendenti da lavoro hanno (ovviamente) un sacco di cattive abitudini che possono causare problemi di salute, anche gravi. Hanno cattive abitudini alimentari, l'esercizio fisico è un miraggio, così come ogni altra attività rilassante e persino dormire perché lo vedono come uno spreco di tempo.


Nel film della Disney Tiana sembra in ottima salute, ma è solo l’effetto cartone animato. Sfiderei chiunque a restare in salute correndo a destra e a manca tutto il giorno dormendo 10 minuti per notte.


4. Ha rapporti sociali inesistenti o conflittuali. Così come capita in ogni dipendenza, a soffrire non è soltanto il maniaco di lavoro ma anche chi gli sta accanto: soprattutto i familiari e gli amici intimi.


Per quanto la madre di Tiana provi a spiegare alla figlia che ci sono anche altre cose importanti, la nostra stacanovista non vuole sentire ragioni e canta:


Mamma, io non ho tempo per ballare
Sai che ho ben altre priorità

5. È convinto che il proprio valore dipenda dal successo nel lavoro. Sì, perché un maniaco di lavoro è così perfezionista da essere continuamente insoddisfatto del proprio operato.


L'equilibrio


Fortunatamente durante il suo viaggio per il Bayu con lo spensierato Navee, Tiana ha un po’ di tempo per riflettere e per correggere la rotta. Grazie ai consigli di Mamma Odie e alla reminiscenza delle parole del padre riesce a capire cosa è veramente importante.


Tu credi che la felicità
Dipenda da ciò che hai
Ma finora questa strana idea
Ti ha portato solo guai, già
Essere ricco sai
Non ti aiuterà
Guarda bene dentro te
Cogli l'opportunità
Se scaverai un po' più a fondo
Solo un altro po'
Ritroverai quello che cerchi

Nel finale il duro lavoro porta a Tiana il ristorante che tanto desiderava, ma non sarà più il fulcro della sua vita ma ne diventerà un giusto complemento. La svolta di Tiana sarà quella di riuscire a trovare il giusto equilibrio tra lavoro e famiglia, carriera e amore.


Quindi, va benissimo amare il proprio lavoro, ma ricordate che la vita ha anche molto altro da offrirci.


Alla prossima e buona lettura!


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