Ritratto d'autore: Philip K. Dick
- Anthea
- 25 apr 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 1 gen 2021
Philip Kindred Dick nasce a Chicago il 16 dicembre 1928. Già le prime settimane di vita sono il preambolo della sua esistenza travagliata. La gemella Jane muore dopo otto settimane dalla nascita per un’allergia al latte materno e pochi anni dopo i genitori divorziano. Philip si trasferisce in California con la madre, descritta da lui stesso come un persona nevrotica.

Inizia l’Università di Berkeley, frequentando corsi di tedesco e di Filosofia. Pessimo studente non riesce a terminare gli studi, anche a causa dei suoi ideali pacifisti e contrari alla guerra in Corea. Per studiare, infatti, avrebbe dovuto seguire un corso obbligatorio come ufficiale della riserva, ma rifiuta.
Appassionato di musica, inizia a lavorare presso un negozio di dischi, dove conosce Jeanette Marlin, che diventerà la sua prima moglie. Un matrimonio breve a cui ne seguiranno altri quattro. Esordisce come scrittore nel genere della fantascienza nel 1952 con la pubblicazione di un racconto breve. Resta fedele al genere della fantascienza per quasi tutta la vita ad eccezione degli anni tra il 1959 e il 1965 durante i quali si dedica a generi più commerciali per sostenere l’alto tenore di vita della terza moglie, Anne Williams Rubinstein.
Morì a Santa Ana, in California, il 2 marzo del 1982 a soli 53 anni.
Tra alti e bassi, rifiuti degli editori, problemi di tossicodipendenza, allucinazioni, illuminazioni mistiche, Philip Dick durante la sua vita ha prodotto una quantità strabiliante di opere a volte ripetitive, ma sempre avanti per i suoi tempi e costellate da intuizioni e riflessioni vertiginose.
Tra le più importanti ricordiamo: La svastica sul sole (1962), Noi marziani (1964), Do Androids Dream of Electric Sheep? (1968) tradotto prima come Il cacciatore di androidi e poi Ma gli androidi sognano pecore elettriche? e Ubik (1969).
Il cardine delle sue opere più importanti è il binomio quasi paranoico tra realtà e illusione. Spesso la trama si incentra su una rivelazione progressiva: da una serie di minuzie il protagonista scopre di essere al centro di un complotto oppure di vivere in un’allucinazione oppure di essere un robot o addirittura di essere morto. Peggio, non lo scopre: lo sospetta ma non riesce a trovarne prove definitive. Peggio ancora: le trova, ma ne trova anche di opposte. All'interno di società disintegrate in scenari post-nucleari, i suoi personaggi cercano affannosamente un barlume d'umanità e la riaffermazione di un principio morale.
Divenne noto al grande pubblico e rivalutato solo dopo la sua morte, anche grazie a Riddley Scott con il film Blade Runner (1982) ispirato a una delle principali opere di Dick: Ma gli androidi sognano pecore elettriche?. Oggi è a tutti gli effetti annoverato tra i maggiori autori contemporanei e tra i maggiori esponenti del romanzo di fantascienza.
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